CRICETO TOMMASO
C'era una volta un cricetino molto grazioso, il suo nome era Tommaso.
Magro e scattante, dall'espressione molto sveglia, aveva due caratteristiche
che lo rendevano fuori del comune: una folta capigliatura, baffi e barba candidi
come la prima neve, uno sguardo attento e sagace, espressione di una non comune
intelligenza.
La sua occupazione prediletta era introdursi di soppiatto nelle case, osservare
con attenzione il contenuto del frigorifero e,se i cibi erano di suo gradimento,consumarli
con discrezione,così da evitare scene spiacevoli con i padroni di casa -non
tutti, sapete, amano i cricetini troppo svegli, per di più con i capelli lunghi,e
meno ancora gradiscono condividere i loro pasti con i cricetini.
Una gelida ma luminosa domenica di novembre Tommaso entrò in una casetta che
non aveva, purtroppo, i muri di cioccolato e il tetto di marron glacè, come
in ogni fiaba che si rispetti -piccola e calda, era arredata con molta semplicità
ed era la dimora della sognante Dama della poesia, che trascorreva le sue giornate
sommersa tra le carte e i libri, tutta dedita a studi severi, quando non cercava
disperatamente di aprirsi un varco tra l'assedio di tutta quella carta.
Poichè l'assedio, che durava già da qualche anno, era un assedio in piena regola,
la Dama faticava non poco per raggiungere la libertà tanto desiderata.
Tanto meglio per Tommaso,che, indisturbato, potè appurare il contenuto del credenzino
e del frigo in santa pace.
Non è che la cosa richiedesse molto tempo, dato che la padrona di casa, era
risaputo, amava divorare libri più che cibo; tuttavia,ci furono due scoperte
interessanti:una discreta quantità di tarallini salati e svariati pezzi di cioccolato
fondente, non troppo dolce.
Sulle prime un po' incerto,poi sempre più disinvolto ,Tommaso mangiò tutti i
tarallini e il cioccolato e si disse che, poche volte nella sua vita così piena
di avventure e vagabondaggi, aveva mangiato cose così squisite.
Innaffiò i tarallini con del bianco secco frizzante e non trascurò,come gli
era stato insegnato sin dall'ormai lontana infanzia, di concludere il pasto
con un paio di mandarini, frutti che molto amava:gli sembrava, infatti, di mangiare
spicchi di sole.
Mentre, seduto sul tavolo bianco del cucinino, gustava in pieno quella piacevole
sensazione di sazietà che fa seguito ad un pasto come si deve e che tutti i
miei lettori conoscono certamente-tranne,naturalmente,i lettori a dieta-ma in
questo caso non è colpa mia e io non posso farci assolutamente nulla-mentre,dicevo,socchiudeva
gli occhi per meglio assaporare il momento, una voce improvvisa e un po' concitata
gli chiese:
"E tu cosa fai qui? E,prima di tutto,chi sei?"
Tommaso si voltò di scatto ad occhi bene aperti,anzi,spalancati,per scoprire
chi possedesse quella voce un po' sottile, ma non priva di dolcezza; una vita
ricca di avventure lo aveva portato ad incontrare più di una volta dame e cavalieri,e
non fu impressionato più di tanto; sapeva che sembravano a prima vista giganteschi,
ed anche un po' minacciosi, ma la matematica era sempre stata il suo forte e
non dimenticò di ripetersi la regola della divina proporzione aurea :umani=+10xcricetino;
questa dama, poi, come tutti gli umani non era ricoperta da pelame o pelliccia
,ma, sulla sommità della testa,solo da una congerie di rossi riccioli ribelli;
il candore alabastrino dell'incarnato e lo sguardo triste, penetrante, verde
acqua la rendevano quasi graziosa e Tommaso,buon intenditore e migliore esteta,
li apprezzò entrambi debitamente.
"Salve!"rispose con la disinvoltura che gli
astri nel suo caso imponevano(era nato,infatti,sotto il segno del Leone),"mi
chiamo Tommaso".
"Io sono la dama della poesia,Tommaso.Cosa fai qui?"
Be',a dire il vero..."
"A dire il vero?"
"A dire il vero,ho scelto la tua casa per rifocillarmi".
La dama,un po' stupita: "Parli bene,devo dire. Ero
ben lungi dall'immaginare che voi cricetini possedeste un linguaggio così forbito."
"In gioventù,sospirò Tommaso,seguii corsi di retorica
e di oratoria,distinguendomi sempre tra i migliori."
La dama,molto interessata:"E ti è piaciuto ciò che
hai mangiato?Sappi che era la mia cena e,purtroppo,ora non ho più nulla per
calmare la mia fame."
"Oh,mi dispiace molto.Era tutto squisito,solo,per piacere,la
prossima volta vorrei trovare anche altra frutta,qualche bella mela rossa,qualche
kiwi succoso e maturo.Vedi,io sono variegato."
"Variegato?Ma se sei tutto candido,anzi niveo."
"Intendo dire sono variegato nei miei gusti."
"Capisco e non mancherò di provvedere;comprerò mele e kiwi,non preoccuparti,anzi,fai
pure come se fossi a casa tua."
Questo scambio di cortesi spiegazioni e velate richieste,per quanto rivelatore
di un indole raffinata,non sembrava tuttavia poter risolvere il problema della
fame della dama e Tommaso le suggerì di limitarsi a mangiare qualche mandarino,promettendole
che,la prossima volta,le avrebbe portato in omaggio noci freschissime.
Mentre insieme sorbivano lentamente una tazzina di caffè,la dama gli chiese:
"Sei certo il cricetino più strano ed originale in
cui mi sia mai imbattuta."
"Strano?Originale?Vuoi forse dirmi,con un certo garbo,lo
riconosco,che sono un po' folle?"
("Addio"pensò la Dama,è anche un po' permalosetto e
suscettibile...")
"Al contrario",si affrettò dunque a replicare.E' che non ho mai visto prima
d'ora cricetini dall'eloquio forbito e dai gusti variegati;se non mi sono espressa
bene ti prego di cuore di scusarmi."
(Gabriella)