PICCINA COME UNA FORMICA
Un giorno, alla scuola materna, Giovanna, un po' distratta, ha rovesciato con un calcio un cestino della spazzatura.
- Che pasticcio! - pensa Giovanna - Sarà meglio che io raccolga tutto!
Ma mentre sta cercando una maestra o una bidella a cui chiedere una scopa e una paletta, si fa attrarre dal gioco che i suoi compagni stanno facendo: si stanno scambiando le figurine. Dimenticandosi di quello che doveva fare, Giovanna corre a prendere le sue figurine, ma, proprio sulla porta della classe delle girandoline rosse, ecco la maestra molto arrabbiata per quel pasticcio del cestino rovesciato.
- Oh no! Ora la maestra mi sgriderà e magari mi metterà in punizione!- pensa preoccupata Giovanna - vorrei tanto diventare così piccola che la maestra non possa vedermi!
Immediatamente, Giovanna si sente uno strano formicolio nelle mani e nei piedi e un po' di solletico nella schiena: come per magia, si sta rimpicciolendo, sta diventando piccina piccina come una formica!
Da quella nuova posizione tutto è molto diverso: le sedie e i tavoli non si percepiscono più, perché sono talmente grossi e alti che, camminandovi sotto, sembra di passeggiare in bosco di sequoie, di quegli alberi col tronco tanto alto che paiono perdersi nel cielo e con la punta infilzare le nuvole. Guardando il pavimento, ogni piastrella ora è grossa come il cortile di casa di Giovanna...
Camminando qua e là di colpo Giovanna vede avvicinarsi un mostro nero grande come un alano, con tante zampe e uno stano faccione tondo.
- Aiuto!- grida la bambina spaventatissima!
- Aiuto!- grida quel mostro, altrettanto terrorizzato!
- Non farmi del male, sono solo una bambina!- dice Giovanna.
- E io sono solo una formica!- risponde quello strano animale - Però non avevo mai visto una bambina così piccola!
- Io mi chiamo Giovanna e per la verità non sono sempre piccola così, solo che oggi lo sono diventata per nascondermi dalla maestra, ma non sono abituata a vedere le cose piccole...adesso così grandi, perciò mi sono spaventata anche di te, che sei una formica.
- Il mio nome è Mina, sali in groppa sulla mia schiena e io ti porterò a conoscere le mie sorelle e ti farò visitare la mia casa.
Giovanna accetta la curiosa proposta e si lascia condurre dalla formica, come fosse su un cavallo.
Tra le crepe di una mattonella, in un angolo del corridoio della scuola, le formiche si sono costruite un grosso formicaio.
- Eccoci arrivate, queste sono le mie sorelle: Tina, Rina, Gina, Pina, Nina, Lina, Vina, Cina, Zina, Fina e Dina. Le altre formiche sono mie cugine.
La formica Mina mostra a Giovanna il formicaio, quella strana casa piena di corridoi e di stanzette, le spiega che ogni formica va in cerca di briciole di pane o di biscotto, di chicchi di riso, di foglioline e poi porta tutto nel formicaio, dove tutte queste cose vengono ammassate e conservate.
- Ci piace molto stare qua nella vostra scuola - spiega Mina a Giovanna- perché voi bambini quando mangiate fate tante briciole, rovesciate il cibo, fate cadere i piatti e così noi abbiamo tanta roba da raccogliere e da portarci via!
Giovanna ascolta tutto con molta attenzione e le viene una magnifica idea:
- Mi farò anch'io una casetta qui vicino, e me la farò con le bricioline dei cibi che mi piacciono.
Dopo aver raccolto ciò che trovava in giro, inizia a costruirsi la casa.
Con dei pezzetti di cioccolato si fa i muri, con un pezzo di caramella all'arancia si fa il tetto, le finestre con dei granelli di zucchero e la porta di biscotto. Poi pensa al letto: trova un petalo di rosa, lo porta nella casetta e lo piega accuratamente come un lenzuolo profumato.
Poi va in cerca di qualcosa per fare il tavolo, ma, mentre passeggia per le mattonelle del pavimento, sente un rumore forte e tutto sembra traballare come in un terremoto: è finito l'intervallo e i compagni stanno rientrando nelle loro classi, correndo, scherzando, dandosi spintoni. In tutto quel trambusto di passi, salti e corse, decine e decine di piedi passano nel corridoio e rischiano di pestare, senza saperlo, la piccola Giovanna, che cerca di arrampicarsi sù per una gamba di una sedia.
- Vorrei tanto tornare grande come ero prima, per non essere schiacciata!
Paff! Giovanna ritorna delle dimensioni di una bambina, ora è in salvo.
Ma mentre sta facendo merenda assieme ai suoi compagni di scuola, ripensa alla casetta di cioccolato e biscotto che si era costruita.
( Chiara Grattoni )