LE FIABE SUGGERISCONO UN COMPORTAMENTO
Sicuramente conosciamo anche un'altra categoria di storie: quelle che si raccontano per evitare che un bambino attraversi una strada pericolosa, o quelle che spiegano ad un timido come sia facile chiacchierare con uno sconosciuto. (Si veda ad esempio la storia di Cleo e Felipe, nel mio libro: "Come si inventano le fiabe").
Le fiabe sono utilizzabili quando si cerchi di spiegare un concetto astratto, si vogliano trasmettere delle nozioni o dare un certo numero di informazioni.
Dovendo spiegare ad un bambino la differenza tra i concetti di impermeabilità e di permeabilità, potremo utilizzare una spiegazione scientifica, presentata in modo razionale, oppure una metaforizzazione fantastica.
La favola per la sua stessa struttura, è un oggetto con cui possiamo giocare; in altre parole ognuno può appropriarsi, in tempi e modi personali, dei contenuti trasmessi.
Si può meglio analizzare, comprendere, generalizzare, quando l'oggetto da conoscere si può toccare, manipolare, smontare liberati dalla preoccupazione che possa rompersi.
Le metafore, cosi come le storie, le fiabe o i racconti, non si rompono. Si lasciano scoprire poco alla volta mantenendo desta la nostra attenzione, capaci come sono di parlare un linguaggio universalmente comprensibile.
Da sempre, tramite i fatti narrati, trasmettiamo regole, credenze o valori sociali o individuali. Favole e fiabe sono metafore delle norme comunemente condivise.
Andando con il pensiero ad alcune tra le fiabe più note, è facile ricordare un protagonista che rischia la propria vita per il bene altrui e come la bontà sia ripagata. Gli atteggiamenti dei personaggi divengono veicoli e testimoni, per chi legge o ascolta, di come sia socialmente corretto porsi rispetto alle vicende della vita; lo stesso evolversi delle storie narrate "crea" la morale condivisa. Le fiabe costituiscono un mondo parallelo nel quale ognuno può, a suo piacimento, riposare, riflettere e divertirsi.
E' in questo senso che il fatto stesso di usare racconti fantastici acquista potenzialità educative; poiché invita il soggetto fruitore, a superare la causalità rigida, consentendogli di scoprire nuove possibilità di reagire e confrontarsi con gli avvenimenti.
La fiaba, utilizzando le capacità della mente umana, allena a cogliere questi automatismi di formazione delle credenze. Cenerentola si considera una infima sguattera fino al momento in cui "si sente" Principessa. In quell'istante, "cambia" il modo con cui guarda la realtà e allora divengono possibili cose fino a quel momento inimmaginabili... ballare con il Principe!
A volte capita di ricadere nei vecchi presupposti: "...scocca la mezzanotte", ma ormai ciò che si è sperimentato una volta non si dimentica. L'apprendimento è avvenuto e la scarpetta di cristallo è ora oggetto tangibile, reale, capace di entrare a far parte del "nuovo" quotidiano.
Le nostre fiabe dunque, saranno educative nella misura in cui sapremo inventare contenuti, ruoli, situazioni, trame, orientati ad obiettivi educativi. Sono utilizzabili da chi si affida al proprio immaginario per distrarre, riposare, creare, divertirsi e divertire.
Questo tipo di racconti offrono la possibilità di vivere esperienze positive; sono storie fatte apposta per giocare!
Spesso dimentichiamo l'importanza che il giocare riveste per ogni individuo, indipendentemente dall'età. Nel gioco ritroviamo la capacità di essere curiosi, diretti, disponibili ai cambiamenti e alle novità.
Il piacere di giocare credo sia una cosa da tramandare da figlio a padre o madre. Le fiabe servono per sdrammatizzare, per divertire, per inventare. Si prestano ad essere mimate, vissute, cantate, raccontate. Hanno per natura propria le capacità di "un pifferaio magico": sanno condurre nel regno del gioco e della fantasia.